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"Se ho potuto vedere più lontano degli altri... è perché sono salito sulle spalle dei giganti".

Isaac Newton




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venerdì 17 ottobre 2014

Precari Istat: video-appello!

Al seguente Link trovate un meraviglioso video appello dei Precari ISTAT.
Anche loro, come molti di noi, in scadenza di contratto al 31.12.2014.
Renzi, ci senti!?
http://shar.es/1mllqa

Fonte: Agorà - Rai 3
Si Edoardo Di Lorenzo


mercoledì 15 ottobre 2014

Adesione Conferenza Stampa del 18 Ottobre 2014.


La Rete Ricerca Pubblica aderisce alla lettera aperta "Hanno scelto l'ignoranza",appello di un gruppo di scienziati di diversi paesi europei per una ripresa degli investimenti in Ricerca e Sviluppo su tutto il Continente e per una difesa del ruolo essenziale della scienza nella nostra società, specie in un momento di crisi come quello attualmente attraversato.
L'iniziativa è stata accompagnata da una mobilitazione a livello europeo che si concluderà sabato 18 ottobre, in concomitanza dell'arrivo a Parigi della marcia “La Science en marche”. Quello stesso giorno, dalle ore 10:30, si terrà una conferanza stampa a Roma, presso lo spazio Fandango in Via dei Prefetti 22, cui parteciperà anche Rete Ricerca Pubblica insieme alle altre reti e associazioni che hanno aderito alle iniziative italiane.
La lettera è stata ripresa dalle principali riviste scientifiche internazionali tra cui Nature, Science e New Scientist, ed è stata pubblicata dai maggiori quotidiani europei: Le Monde, Le Soir, El Pais, The Guardian, La Repubblica, e molti altri in Portogallo, Grecia e Polonia.
Puoi leggere il testo della lettera qui o di seguito. Puoi sottoscrivere la lettera qui


 Comunicato Stampa
Sabato 18 ottobre alle 10.30
Spazio Fandango, 
Via dei Prefetti, 22, Roma
  
Moltissimi scienziati di diversi paesi europei lanciano un allarme congiunto e annunciano iniziative contemporanee in tutta Europa per il 18 Ottobre 2014. L’appello, sottoscritto da migliaia di ricercatori d’Europa e del mondo, è contenuto in una lettera che è possibile leggere e sottoscrivere al seguente link openletter.euroscience.org.

Dei contenuti della lettera e della distruzione della ricerca scientifica in Europa si parlerà a Roma in una conferenza stampa indetta dai ricercatori di tutta Italia il 18 Ottobre alle ore 10.30 presso lo spazio Fandango.

L’iniziativa è promossa a livello Europeo da EuroScience e in Italia da decine realtà di attivismo nel mondo dell'’università e della ricerca Pubblica perlascienzaperlacultura.eu

L’intenzione è quella di denunciare la direzione distruttiva delle politiche della ricerca promossa in tutti gli stati membri. Quest’analisi critica, pubblicata contemporaneamente in diversi quotidiani in Europa, vuole suonare come un campanello d’allarme per i responsabili politici perché correggano la rotta e per i ricercatori e i cittadini perché si attivino per difendere il ruolo essenziale della scienza nella società.

  • responsabili delle politiche nazionali di un numero crescente di Stati membri dell’UE hanno completamente perso contatto con la reale situazione della ricerca scientifica in Europa.
  • Hanno scelto di ignorare il contributo decisivo che un forte settore della ricerca può dare all'economia, contributo particolarmente necessario nei paesi più duramente colpiti dalla crisi economica.
  • Hanno scelto di ignorare che l’investimento pubblico in R&S è un attrattore d’investimenti privati.
  • Hanno scelto di ignorare il tempo e le risorse necessarie per formare ricercatori.
  • Hanno scelto di ignorare che la ricerca applicata non è altro che l’applicazione della ricerca di base e non è limitata a quelle ricerche con un impatto di mercato a breve termine, come alcuni politici sembrano credere.
  • Hanno scelto di ignorare come funziona il processo scientifico; che la ricerca richiede sperimentazione e che non tutti gli esperimenti avranno successo; che l’eccellenza è la punta di un iceberg che galleggia solo grazie alla gran massa di ghiaccio sommerso.
  • Hanno scelto di ignorare la sinergia critica tra ricerca e istruzione.


Hanno scelto di ignorare tutto questo, ma noi siamo determinati a ricordarglielo perché la loro ignoranza può costare il nostro futuro. Come ricercatori e come cittadini, formiamo una rete internazionale per promuovere lo scambio d’informazioni e di proposte. Ci stiamo impegnando in una serie d’iniziative a livello nazionale ed europeo per opporci fermamente alla distruzione sistematica delle infrastrutture di R&S nazionali e per contribuire alla costruzione di un’Europa sociale costruita dal basso. Sollecitiamo gli scienziati e tutti i cittadini a difendere questa posizione con noi.

Non c’è altra possibilità. Lo dobbiamo ai nostri figli, e ai figli dei nostri figli.


INTERVENGONO..

Introduce e Modera Carlo di Foggia (Il Fatto Quotidiano)

 Interventi

·          Antonio Bonatesta, ADI,  www.dottorato.it/adi/

·         Alberto Campailla, LINK, linkcoordinamentouniversitario.it/

·         Daniela Palma, keynesblog.it

·         Federica De Luca, Rete Ricerca Pubblica, retericercapubblica.blogspot.it

·         Francesco Sinopoli, FLC CGIL

·         Francesco Sylos Labini, roars.it

·         Emanuele Toscano, ricercarsi.it

·         Stefania Tuzi, rete29aprile.it

·         Paolo Valente, iononfaccioniente.wordpress.com

·         Francesco Vitucci, ricercarsi.it




venerdì 10 ottobre 2014

Affare EPR: la Commissione Approva!

Sala Nassirya - Senato della Repubblica (Sen. Bocchino, Sen. Di Giorgi, Nobel Prof. Rubbia)


Si è svolta ieri, in Senato, la Conferenza Stampa durante la quale è stato presentato il testo della Risoluzione della Commissione VII sull’Affare EPR.


Il testo è stato approvato all'unanimità dalla Commissione VII e pare sia stato assunto dal Governo come Linea Guida per i futuri interventi normativi sul comparto.

Il testo licenziato recepisce nella sostanza tutte le istanze che la Rete Ricerca Pubblica aveva promosso in Audizione e può essere considerato un ottimo punto di partenza per il futuro, negli stessi termini si è espresso il Senatore Bocchino presentandolo ieri in Sala Nassirya “non è un punto d’arrivo, per quanto frutto di fatica e conflitti, voglio immaginarlo come un momento storico ma un punto di partenza”.

I punti salienti discussi durante la conferenza stampa sono sostanzialmente qattro:

1) L’integrazione dei fondi per la ricerca di circa 3 Miliardi in 7 anni per raggiungere una quota di investimenti sul PIL che avvicini l’Italia all’Europa e l’Istituzione di un Fondo Unico Ordinario per tutti gli EPR (Miur e Non Miur) per consentire una più adeguata programmazione.

2) Una Riforma della Governance degli Epr che tuteli l’Autonomia degli EPR ESISTENTI riportando “a sistema” la frammentazione attuale fra enti vigilati dal Miur ed enti vigilati da altri ministeri (“ tale passaggio non esclude accorpamenti di Epr per ridurre duplicazioni” CIT. Sen. Di Giorgi). Tale riforma prevede un disegno organico su più livelli.

  • L’istituzione di una Cabina di Regia unica per la Programmazione unitaria della Ricerca (PNR) presso la Presidenza del Consiglio.
  • L’Istituzione di un’Agenzia Nazionale della Ricerca che avrà compiti di Gestione dei fondi.

3) Un piano straordinario di reclutamento del personale negli EPR, che hanno quote di precariato da record, con il contestuale superamento del meccanismo delle Piante organiche.
4) Il superamento per gli EPR dei vincoli gestionali tipici della PA.
I Senatori Bocchino e Di Giorgi hanno ribadito che il momento storico non è casuale e che la Commissione con questa risoluzione ha voluto mandare un segnale chiaro al governo in vista della legge di Stabilità, l’intenzione chiara è quella di scongiurare altri tagli lineari e altri tagli agli Enti di ricerca, per i quali ulteriori riduzioni di finanziamenti potrebbero costare la sopravvivenza stessa degli Enti. Pare che Il Ministro Madia e il Ministro Giannini stiano già lavorando ad alcune bozze di Decreto.

Qualcosa si muove.. ma di questi tempi nessuno “stia sereno”.

Hanno scelto l’ignoranza

Credit-V

Firma la Petizione qui

Scienziati di diversi paesi europei descrivono in questa lettera che, nonostante una marcata eterogeneità nella situazione della ricerca scientifica nei rispettivi paesi, ci sono forti somiglianze nelle politiche distruttive che vengono seguite. Quest’analisi critica, pubblicata contemporaneamente in diversi quotidiani in Europa, vuole suonare un campanello d’allarme per i responsabili politici perché correggano la rotta, e per i ricercatori e i cittadini perché si attivino per difendere il ruolo essenziale della scienza nella società. Si può firmare la petizione qui.
I responsabili delle politiche nazionali di un numero crescente di Stati membri dell’UE hanno completamente perso contatto con la reale situazione della ricerca scientifica in Europa.
Hanno scelto di ignorare il contributo decisivo che un forte settore della ricerca può dare all’economia, contributo particolarmente necessario nei paesi più duramente colpiti dalla crisi economica. Al contrario, essi hanno imposto rilevanti tagli di bilancio alla spesa per Ricerca e Sviluppo (R&S), rendendo questi paesi più vulnerabili nel medio e lungo termine a future crisi economiche. Tutto ciò è accaduto sotto lo sguardo compiacente delle istituzioni europee, più preoccupate del rispetto delle misure di austerità da parte degli Stati membri che del mantenimento e del miglioramento di un’infrastruttura di R&S, che possa servire a trasformare il modello produttivo esistente in uno, più robusto, basato sulla produzione di conoscenza.
Hanno scelto di ignorare che la ricerca non segue cicli politici; che a lungo termine, l’investimento sostenibile in R&S è fondamentale perché la scienza è una gara sulla lunga distanza; che alcuni dei suoi frutti potrebbero essere raccolti ora, ma altri possono richiedere generazioni per maturare; che, se non seminiamo oggi, i nostri figli non potranno avere gli strumenti per affrontare le sfide di domani. Invece, hanno seguito politiche cicliche d’investimento in R&S con un unico obiettivo in mente: abbassare il deficit annuo a un valore artificiosamente imposto dalle istituzioni europee e finanziarie, ignorando completamente i devastanti effetti che queste politiche stanno avendo sulla scienza e sul potenziale d’innovazione dei singoli Stati membri e di tutta l’Europa.
Hanno scelto di ignorare che l’investimento pubblico in R&S è un attrattore d’investimenti privati; che in uno “Stato innovatore” come gli Stati Uniti più della metà della crescita economica è avvenuta grazie all’innovazione, che ha radici nella ricerca di base finanziata dal governo federale. Invece, essi mantengono l’irrealistica aspettativa che l’aumento della spesa in R&S necessaria per raggiungere l’obiettivo della Strategia di Lisbona del 3% del PIL sarà raggiunto grazie al solo settore privato, mentre l’investimento pubblico in R&S viene ridotto. Una scelta in netto contrasto con il significativo calo del numero di aziende innovative in alcuni di questi paesi e con la prevalenza di aziende a dimensione familiare, tra le piccole e medie imprese, con senza alcuna capacità d’innovazione.
Hanno scelto di ignorare il tempo e le risorse necessarie per formare ricercatori. Al contrario, facendosi schermo della direttiva europea mirante alla riduzione del personale nel settore pubblico, hanno imposto agli istituti di ricerca e alle università pubbliche drastici tagli nel reclutamento che, insieme alla mancanza di opportunità nel settore privato, stanno innescando una “fuga di cervelli” dal Sud al Nord dell’Europa e al di fuori del continente stesso. Questo si traduce in un’irreversibile perdita d’investimenti e aggrava il divario in R&S tra gli Stati membri. Scoraggiati dalla mancanza di opportunità e dall’incertezza derivante dalla concatenazione di contratti a breve termine, molti scienziati stanno pensando di abbandonare la ricerca, incamminandosi lungo quella che, per sua natura, è una via senza ritorno. Invece di diminuire il deficit, questo esodo contribuisce a crearne uno nuovo: un deficit nella tecnologia, nell’innovazione e nella scoperta scientifica a livello europeo.
Hanno scelto di ignorare che la ricerca applicata non è altro che l’applicazione della ricerca di base e non è limitata a quelle ricerche con un impatto di mercato a breve termine, come alcuni politici sembrano credere. Invece, a livello nazionale ed europeo c’è una forte pressione per concentrarsi sui prodotti commercializzabili che non sono altro che i frutti che pendono dai rami più bassi dell’ intricato albero della ricerca: anche se alcuni dei suoi semi possono germinare in nuove scoperte fondamentali, affossando la ricerca di base si stanno lentamente uccidendone le radici.
Hanno scelto di ignorare come funziona il processo scientifico; che la ricerca richiede sperimentazione e che non tutti gli esperimenti avranno successo; che l’eccellenza è la punta di un iceberg che galleggia solo grazie alla gran massa di ghiaccio sommerso. Invece, la politica scientifica a livello nazionale ed europeo si è spostata verso il finanziamento di un numero sempre più limitato di gruppi di ricerca ben affermati, rendendo impossibile la diversificazione di cui avremmo bisogno per affrontare le sfide della società di domani. Inoltre, questo approccio basato sull’eccellenza sta aumentando il divario nella R&S tra gli Stati membri, poiché un piccolo numero di istituti di ricerca ben finanziati sta sistematicamente reclutando questo piccolo e selezionato gruppo di vincitori di finanziamenti.
Hanno scelto di ignorare la sinergia critica tra ricerca e istruzione. Anzi, hanno reciso il finanziamento della ricerca per le università pubbliche, abbassandone la qualità complessiva e minacciandone il ruolo di soggetti atti a favorire lo sviluppo di pari opportunità. E soprattutto, hanno scelto di ignorare il fatto che la ricerca non ha solo il compito di essere funzionale all’economia, ma anche di incrementare la conoscenza e il benessere sociale, anche per coloro che non hanno le risorse per pagarlo.
Hanno scelto di ignorare tutto questo, ma noi siamo determinati a ricordarglielo perché la loro ignoranza può costare il nostro futuro. Come ricercatori e come cittadini, formiamo una rete internazionale per promuovere lo scambio d’informazioni e di proposte. Ci stiamo impegnando in una serie d’iniziative a livello nazionale ed europeo per opporci fermamente alla distruzione sistematica delle infrastrutture di R&S nazionali e per contribuire alla costruzione di un’Europa sociale costruita dal basso. Sollecitiamo gli scienziati e tutti i cittadini a difendere questa posizione con noi. Non c’è altra possibilità. Lo dobbiamo ai nostri figli, e ai figli dei nostri figli.
Amaya Moro-MartínAstrophysicist; Space Telescope Science Institute, Baltimore (USA); EuroScience, Strasbourg; spokesperson of Investigación Digna (for Spain).
Gilles MirambeauHIV virologitst; Sorbonne Universités, UPMC Univ. Paris VI (France); IDIBAPS, Barcelona (Spain); EuroScience Strasbourg.
Rosario MaurittiSociologist; ISCTE, CIES-IUL, Lisbon (Portugal).
Sebastian RaupachPhysicist; initiator of “Perspektive statt Befristung” (Germany).
Jennifer RohnCancer cell biologist; Division of Medicine, University College London, London (UK); Chair of Science is Vital.
Francesco Sylos LabiniPhysicist; Enrico Fermi Center, Institute for Complex Systems (ISC-CNR), Rome (Italy); editor of Roars.it.
Varvara TrachanaCell biologist; Faculty of Medicine, School of Health Sciences, University of Thessaly, Larissa (Greece).
Alain TrautmannCancer immunologist; CNRS, Institut Cochin, Paris (France); former spokesman of “Sauvons la Recherche”.
Patrick LemaireEmbryologist; CNRS, Centre de Recherche de Biochimie Macromoléculaire, Universités of Montpellier; initiator and spokesman of “Sciences en Marche” (France).
Disclaimer: The views expressed by the signatories are not necessarily those of their employers.

Firma la Petizione qui


domenica 6 luglio 2014

Bignami chiede al Governo di ascoltare i ricercatori

Il Presidente dell'INAF chiede trasparenza e confronto a Matteo Renzi


Si moltiplicano le richieste al Governo, a partire dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ma anche al ministro MIUR, Stefania Giannini, di dare ascolto, in modo concreto alla comunità scientifica, nel mettere mano (ancora una volta) agli enti di ricerca.


E’ la volta dell’autorevole presidente dell’INAF, prof. Giovanni Bignami, il quale su L’Espresso, esprime (ancora meglio) concetti molto simili al nostro appello (cui ha aderito recentemente anche ANPRI-CIDA).


giovedì 3 luglio 2014

Schema di Risoluzione Proposto dal Relatore (Affare 235)

La Commissione,
      premesso che:

Affare Enti di Ricerca (Senato): schema di Risoluzione proposto

Riportiamo di seguito il resoconto sommario della seduta di ieri in cui il Senatore Bocchino ha presentato alla Commissione VII lo schema di risoluzione dell'Affare Enti di Ricerca. 
Seguirà nei prossimi giorni l'esame della Commissione, l'approvazione del testo definitivo è prevista per Martedì prossimo. Lo schema di risoluzione proposto dal Relatore accoglie (e rielabora) moltissime delle istanze e delle proposte presentate in sede di audizione dai vari soggetti interpellati (compresi noi). 

Non possiamo non accogliere con entusiasmo il coraggio dell'impianto complessivo assolutamente coerente con tutte le battaglie che Rete Ricerca Pubblica porta avanti da 4 anni e che aveva ribadito anche nella Lettera al Ministro Madia:

  • il varo di un piano pluriennale di rifinanziamento pubblico in ricerca e sviluppo con l’obiettivo di passare dall’attuale 0,52 per cento allo 0,7 per cento nel 2020 (circa 3 miliardi di euro in 7 anni), definendo allo stesso tempo, nell’ambito del Documento di economia e finanza (DEF), gli indirizzi e le priorità strategiche per gli interventi a favore della ricerca scientifica e tecnologica ed il quadro delle risorse finanziarie complessive (quelle già attivate e da attivare), e assicurando il coordinamento con le altre politiche nazionali (punto 1);
  • il superamento della frammentazione e della distinzione fra Epr Vigilati dal Miur ed Epr vigilati da altri Ministeri e il rispetto dell'autonomia degli EPR dalla politica;
  • lo "statuto speciale" rispetto al resto della PA (punto 11 dello schema), 
  • il sostegno all'uso della tenure-track, il suggerimento di superare il meccanismo delle piante organiche e sblocco del turnover (punto 6)
Tutti tasselli di quella riforma della Governance complessiva che chiediamo da anni e che nel testo è stata delineata al punto 10, "al fine di definire una politica unitaria della ricerca che sia realmente coordinata con le altre politiche nazionali, una governance del sistema della ricerca al livello della Presidenza del Consiglio che superi la distinzione fra EPR vigilati dal MIUR e quelli vigilati da altri Ministeri, nonché la distinzione artificiale fra EPR che svolgono attività di servizio ed EPR che svolgono attività di ricerca cosiddetta non strumentale, sancendo invece per tutti gli EPR la doppia natura di ente di ricerca, terzo ed indipendente, e la natura strumentale relativamente ad alcuni obiettivi che appartengono alla mission dei diversi Ministeri a vario titolo interessati o correlati con specifici enti. Tale governance unitaria, che deve comprendere anche la ricerca universitaria e quella privata, si deve realizzare attraverso tre livelli" con la previsione dell'istituzione di:
  • un comitato interministeriale presso la presidenza del consiglio
  • una consulta della ricerca
  • un'Agenzia Nazionale della ricerca (ANR)

martedì 1 luglio 2014

Comunicato Stampa Congiunto

COMUNICATO STAMPA

Ministra Giannini lancia spot sull'Università.
ADI, LINK e Rete Ricerca Pubblica: subito risposte concrete su finanziamenti, dottorati di ricerca e tasse studentesche


Nei giorni scorsi la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha annunciato a mezzo stampa una serie di importanti interventi sul sistema universitario. Gli interventi dovrebbero riguardare numerosi aspetti tra cui: nuovi meccanismi per la ripartizione delle risorse destinate agli atenei in base a valori standard (costo standard per studente) e premialità, la revisione dell’abilitazione nazionale, un piano di reclutamento quadriennale per l’assunzione di 6.000 ricercatori l’anno, il rilancio dei dottorati attraverso il dottorato industriale e la revisione della si sistema della contribuzione studentesca.
In attesa di poter leggere i documenti ufficiali attraverso cui prenderanno forma questi interventi e di avere un quadro più preciso dei parametri che verranno adottati per realizzarli, il Segretario nazionale ADI, Antonio Bonatesta commenta: “Nuovi meccanismi di ripartizione delle risorse per gli atenei dovrebbero essere finalizzati prioritariamente a un miglioramento della qualità media complessiva del nostro sistema universitario e non a penalizzare realtà già in difficoltà, spesso a causa delle caratteristiche del contesto in cui operano. Il rilancio del dottorato – continua Bonatesta -, ancor più che dalle sinergie con il mondo delle imprese, dovrebbe passare attraverso un miglioramento delle condizioni in cui vivono e fanno ricerca migliaia di dottorandi. Questo significa, in prima battuta, l’abolizione delle tasse che colpiscono ingiustamente oltre il 40% di loro per poi arrivare alla copertura completa di tutti i posti di dottorato con una adeguata remunerazione, il giusto riconoscimento per il lavoro che svolgono quotidianamente all’interno delle università.”
“La Ministra Giannini ha inoltre paventato – prosegue Alberto Campailla, Portavoce Nazionale di LINK – Coordinamento Universitario – la possibilità di una revisione della normativa circa la contribuzione studentesca. Laddove questo proposito trovasse riscontri concreti diciamo sin da subito che il provvedimento dovrà necessariamente essere indirizzato da una parte verso una reintroduzione del parametro del 20% del rapporto tra tasse universitarie e finanziamento statale ricomprendendo il gettito derivante dalle tasse degli studenti fuori corso dal calcolo del rapporto e dall’altra verso l’ampliamento di una “No Tax Area” per gli studenti con redditi inferiori a 20.000 € I.S.E.E, richiesta quest’ultima sbandierata proprio dal MIUR per bocca della Sottosegretaria On. Angela D’Onghia in occasione di un’audizione alla Camera svoltasi nel Dicembre 2013.
I recenti aumenti delle tasse in molti atenei tra cui Pisa, Bari, Politecnico di Bari, Foggia e Campobasso sono una allarmante riprova”.
Quanto all’accorpamento, all’aggregazione e alla razionalizzazione degli Enti di Ricerca – ha commentato Federica De Luca, Rete Ricerca Pubblica – non siamo noi a dire che finora non ha funzionato neanche una di queste operazioni già operate da Tremonti e da Monti, ma la Corte dei Conti, che ha sottolineato l’aggravio per le casse dello Stato derivante dall’inefficienza dei decreti attuativi successivi.
Ci era sembrato di capire che il Ministro Madia stesse lavorando ad un ridisegno della Governance degli Enti e come Rete Ricerca Pubblica abbiamo dato il nostro contributo al dibattito (per adesso arenato alla presidenza del Consiglio): pensiamo sia prioritario occuparsi della governance del Sistema degli Epr e del finanziamento degli Epr, per poi pensare ad eventuali accorpamenti o collaborazioni trasversali fra Epr Vigilati dal Miur ed Epr Vigilati da altri Ministeri. I veri punti critici relativi agli Enti di Ricerca non sono certo gli sprechi ma i 10.000 precari e i fondi che non bastano più neanche per gli stipendi”.
Anche su  LINK 

venerdì 20 giugno 2014

Appello per la Ricerca Pubblica: ascoltateci!


Appello: sulla Ricerca il Governo ascolti i ricercatori


ascoltaSiamo in imminenza, almeno per quanto annunciato dal premier Renzi e dalla ministra della pubblica amministrazione, di un’ennesima riforma degli enti pubblici di ricerca italiani. Un evento importante per un pezzo notevole della cultura e anche del progresso (scientifico-tecnologico e, conseguentemente, produttivo e economico) del nostro Paese. Mi ha quindi molto stupito la sostanziale mancanza di dibattito in merito.
Alcuni presidenti di enti hanno espresso una loro posizione, attraverso la lente della loro visione del sistema, ma mancano, ad oggi, spazi di dibattito pubblico dove la comunità scientifica italiana possa esprimere la propria opinione.
Un’altra notevole eccezione, sebbene inquadrata in un contesto istituzionale molto formale, è la lunga indagine della VII Commissione permanente del Senato della Repubblica (Affare n. 235), che ha visto l’audizione dei vertici degli enti di ricerca e di alcune organizzazioni.
Ho pensato allora di lanciare un appello affinché il Governo apra un confronto ampio ed approfondito con il mondo della Ricerca - anche prendendo come base di partenza l’indagine della Commissione cultura del Senato – al quale hanno immediatamente aderito degli autorevoli colleghi.
Ma l’obiettivo principale, per una volta, non è quello di raccogliere 10, 100 o 1000 firme, ma quello di suscitare una discussione pubblica, anche e soprattutto tra i ricercatori, nel tentativo di non piegarci, ancora una volta, all’inevitabile e di far sentire netta e chiara la nostra voce.
Ecco il testo dell’appello:

Il governo Renzi ha intrapreso una strada di riforme nel nostro Paese, con l’intenzione di ammodernarlo e rilanciarne lo sviluppo.

In questo alveo si inserisce la proposta di riformare la Pubblica Amministrazione nel senso di migliorarne l’efficienza, favorire il ricambio generazionale, ripulirla da sacche di malcostume e utilizzare al meglio le risorse pubbliche.

Tutto ciò è giusto e condivisibile dal punto di vista delle intenzioni, si vedrà quale sarà l’implementazione di questo processo.

In questo contesto viene proposta una (ennesima) riforma del sistema della ricerca pubblica, che – ricordiamo – non interessa solo gli enti pubblici di ricerca, ma anche le università e le imprese innovative.

Non è possibile intervenire in un settore non solo così complesso e delicato, ma anche strategico per il futuro dell’Italia, senza coinvolgere a fondo, e a pieno titolo, tutti i soggetti interessati al processo, ed in primis chi è impegnato in prima persona nella ricerca, ovvero la comunità scientifica.

Lanciamo, quindi, un appello al Presidente del Consiglio, alla Ministra IUR, Stefania Giannini, alla Ministra della PA, Maria Anna Madia, al Governo tutto e al Parlamento, perché venga ascoltata la voce dei protagonisti della ricerca italiana (inclusi coloro che sono impegnati temporaneamente all’estero e che potrebbero tornare a dare il loro contributo), così come ha iniziato da tempo la VII Commissione permanente del Senato della Repubblica (Affare n. 235), avviando un processo di consultazione pubblica di ricercatori, professori, realtà produttive, istituzioni coinvolte a vario titolo nella ricerca.


Carlo Bernardini

Giorgio Parisi

Francesco Sylos Labini

Paolo Valente

(ndr: aggiornamento 20.6  Federica de Luca della Rete Ricerca Pubblica aderisce all’appello)



mercoledì 18 giugno 2014

Riforma EPR. Il dibattito a distanza.

Il 2 Aprile scorso, come molti altri soggetti, abbiamo partecipato alle audizioni che la Commissione VII sta facendo in Senato sull'Affare EPR.

A fine aprile il Ministro Madia e Matteo Renzi hanno annunciato che nella Riforma della PA ci sarebbe stato anche il riordino degli EPR come tema da affrontare. 

Nel frattempo la Spending Review di Cottareli, progetto del precedente governo ripreso dal nuovo, aveva palesato l'intenzione di accorpare gli EPR e sopprimerne alcuni.

La consultazione pubblica del Ministro Madia sulla questione della Riforma della PA, a cui abbiamo partecipato nella speranza di dare il nostro piccolo contributo, si chiudeva il 30 maggio scorso e il report di sintesi del Governo sui contributi ricevuti non sembra discostarsi dalle proposte avanzate dal governo (sicuro questi metodi abbiano un senso?).

Dopo 45 giorni di "suspance" il 13 giugno scopriamo che la questione EPR è stata rimandata (di una settimana? Con provvedimento ad hoc? Una legge delega?). 
Restiamo in attesa.

Le Audizioni in commissione VII del Senato, nel frattempo, continuavano e pare si siano appena chiuse. Viene pubblicata una sintesi apprezzabile (in termini di trasparenza) sul sito del Senato (lo stesso soggetto sottoposto a Soppressione come molti EPR) che invitiamo tutti a leggere attentamente.

Nel frattempo il dibattito a distanza fra Presidenti degli Enti, Ministri, Sindacati e Parlamentari va avanti ma resta importante l'assenza di un dibattito strutturato e non "a botte" di comunicati e dichiarazioni. Emerge il Modello Francese come punto di riferimento di molti interlocutori (fra cui la nostra Rete). E' chiaro a tutti che il rilancio della Ricerca non si fa a costo Zero. 
Così come è chiaro a tutti che il dibattito è ormai avviato sulla preoccupante deriva "Agenzia si/Agenzia No". 

Il problema non è questo (o non è solo questo).
I problemi, secondo noi, sono:

- L'agenzia quali compiti avrà?
- Quali risorse avrà?
- Esiste un piano di risorse aggiuntive e non spot?
- Esiste un accordo fra Presidenza del Consiglio e i 6 Ministeri Vigilanti degli Epr?
- Il sistema delle nomine politiche è in discussione?
- La questione dell'autonomia dalla politica degli EPR, emersa fortemente nelle Audizioni, come sarebbe affrontata dall'Agenzia?
- Il MIUR che ruolo avrebbe?
- Il processo di Agenzificazione degli Epr Non Miur resta in piedi?
- I Precari che fine farebbero?
- Lo statuto speciale che sgancerebbe gli EPR dalla PA (chiesto da noi e da tutti) ci sarebbe?

Domande in cerca di risposte..

Ci auguriamo un dibattito serrato e serio, ci auguriamo che il Governo legga con attenzione gli Atti delle Audizioni in Senato, ci auguriamo che il Senato riesca a fare il proprio lavoro serenamente, ci auguriamo di non dover subire passivamente l'ennesimo riordino inutile.

Facciamo notare (soltanto) che, nel frattempo, pare sia partito il commissariamento dell'Istituto Superiore di Sanità, che l'Enea è COMMISSARIATO dalla notte dei tempi, che l'Ispesl è ancora dentro l'Inail, che l'Isfol rischia di essere trasformato in Agenzia per l'Occupazione, che l'Inran sta subendo un accorpamento improbabile con il CRA (forse il Polo della Nutrizione era l'unico sensato da mettere in piedi), che l'ISPRA è in fase di riordino in ottica agenziale, che l'Asi ha finalmente un nuovo Presidente ma non ha un CDA (QUINDI è DI NUOVO paralizzato) e che stanno per scadere migliaia di Assegnisti di Ricerca e precari di ogni genere.

Ps. Sappiamo di "avere degli alleati" competenti, come ha detto il Presidente dell'Inaf, non abbiamo capito bene perché dovrebbero avere diritto di cittadinanza dei nemici della RICERCA.

martedì 10 giugno 2014

Accorpamento Enti di Ricerca- Dibattito promosso da SIPS

Workshop "Razionalizzazione e potenziamento della rete scientifica italiana" - Roma, 10 Giugno 2014

SIPS -Società Italiana per il Progresso delle Scienze

 Visualizza l'invito

giovedì 5 giugno 2014

Esiti Consultazione - Riforma PA. Accorpamento Enti di Ricerca

Avviamo un dibattito Pubblico?

Ieri usciva un articolo sull'analisi dei dati e delle e-mail ricevute dall'account rivoluzione@governo.it in cui sembra che il Governo abbia ricevuto "sentiment positivi" sull'accorpamento degli EPR per poli di eccellenza..

Noi, che abbiamo partecipato alla consultazione in un'ottica propositiva (ma non positiva rispetto all'accorpamento per Poli) vorremmo capire se è possibile avviare un confronto con altri strumenti su un tema così strategico ..e per dirla con le parole di Paolo Valente su L'Unità:

"Resta la preoccupazione di un dibattito assente..  soprattutto quando si tratta di temi complessi e che hanno a che vedere con problematiche strategiche come è – o meglio dovrebbe essere in un paese avanzato – quello della Ricerca"

Aggiornamento Ore 13.15
Al seguente Link potete scaricare il report del Governo sulla consultazione: Report PDF






Sezione Report dedicata al punto sugli Enti:

Al Punto 16: Riorganizzazione strategica della ricerca pubblica, aggregando gli oltre 20 enti che svolgono funzioni simili, per dare vita a centri di eccellenza

Si evidenzia un ampio consenso nei confronti della razionalizzazione degli enti di ricerca (in base alla loro  missione), purché finalizzata alla valorizzazione e non al ridimensionamento del settore, spesso accompagnato da richiami alla necessità che sia garantito contemporaneamente un adeguato finanziamento, anche al fine di evitare la continua fuoriuscita di “cervelli” all’estero, insieme alla revisione dello status giuridico ed economico dei ricercatori (taluni auspicano una omogeneizzazione tra ricercatori universitari e degli enti di ricerca)

A fronte di taluni cenni di insoddisfazione verso la vigilanza svolta dal MIUR, è stato proposto che il sistema della ricerca faccia capo ad un’autorità centrale governativa che non si limiti al mero controllo amministrativo ma garantisca gli indirizzi della ricerca del Paese, dia forza al sistema-ricerca in sede comunitaria (finanziamenti). 

Tra i contributi più articolati, si segnalano le seguenti proposte: 

 - la creazione di un unico Polo di ricerca presso il CNR; 

 - l’accorpamento degli enti competenti in materia di biologia marina (ICRAM, parte del CNR, Stazione A. Dhorn); 

- l’accorpamento INDAM e Ist. Studi germanici nel CNR; 

- l’accorpamento INRIM con il settore ISPRAmeteorologia; 

- la creazione di un centro di eccellenza nel settore della nutrizione in analogia con quanto avviene a livello europeo e internazionale; 

- l’eliminazione delle disparità retributive a favore del personale dell’ASI.

Si richiede che nell’aggregazione degli enti in centri di eccellenza venga data la possibilità al personale, e in particolare ai ricercatori, di scegliere la propria collocazione nelle nuove strutture in base al loro curriculum pregresso e tematiche di ricerca di interesse, favorendo al massimo la mobilità' e il libero inserimento all’interno dei futuri centri di eccellenza.