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"Se ho potuto vedere più lontano degli altri... è perché sono salito sulle spalle dei giganti".

Isaac Newton




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mercoledì 10 ottobre 2012

Lettera Aperta al Presidente della Repubblica e a Mario Monti


Al Presidente della Repubblica, Sen. Giorgio Napolitano
Al Presidente del Consiglio, Sen. Prof. Mario Monti

E p. c.  Al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,
            Dr. Mario Catania


Egregio Presidente della Repubblica, Egregio Presidente del Consiglio, Ci rivolgiamo a Voi perché Vi sappiamo sensibili all’importanza della  Ricerca Pubblica quale mezzo di sviluppo del Paese e portiamo alla vostra  attenzione il caso dell’ex   Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti  e la Nutrizione (INRAN), Ente Pubblico di Ricerca vigilato dal MIPAAF.

L’articolo 12 della legge 135/2012 (legge di conversione del decreto 95/2012)  ha sancito la soppressione dell’INRAN  con il trasferimento delle funzioni relative agli alimenti e alla nutrizione al Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in  Agricoltura (CRA), delle funzioni relative all’area sementiera all’Ente Risi e la messa in mobilità dei lavoratori (15 dipendenti) del settore delle conserve 
alimentari.

Lo scenario di oggi è molto diverso da quello delineato dalla legge. Le competenze scientifiche rischiano di scomparire e con esse una eccellenza della ricerca in nutrizione in Italia. Noi lavoratori avevamo capito già da luglio che la nostra attività sarebbe stata a rischio, ma non potevamo pensare che si sarebbe arrivati dove siamo adesso con il rischio concreto che  i ricercatori che hanno studiato e valorizzato la dieta mediterranea non siano più messi in condizione di lavorare. Non ultimo lo smembramento di una struttura complessa con tre destini diversi per i lavoratori dello stesso Ente  che  vede come risultato incomprensibile e iniquo il trasferimento, in un ente di filiera, estraneo alla ricerca pubblica, delle competenze e delle esperienze  maturate nell’intero settore sementiero e dipendenti assunti con concorso pubblico messi in mobilità.

I dipendenti dell’ex-INRAN Vi scrivono per chiederVi di agire prontamente per arginare e sopperire alla grave situazione in cui versa un Istituto di Ricerca Pubblico che ha sempre rappresentato un patrimonio per il Paese. L’ex-INRAN soffre di una disastrosa situazione economica per cui:

1) tutto il personale di ruolo e a contratto (361 lavoratori totali), ha ricevuto solo in questi giorni lo stipendio di agosto 2012, con un grave ritardo e in assenza di comunicazione;  è ancora in attesa di quello di settembre e nulla si sa delle prossime mensilità,

2) assistiamo impotenti al blocco sostanziale di tutte le  attività  lavorative che ci costringe anche ad essere inadempienti nei confronti dei finanziatori (Nazionali, Internazionali e privati),

3) non c’è chiarezza, e spesso le informazioni verbali contrastano con quelle messe per iscritto, per quanto attiene al pagamento delle polizze assicurative di responsabilità civile, delle utenze e degli affitti delle sedi distaccate sul territorio.

Inoltre:
- Nulla si sa dell’emanazione dei decreti attuativi previsti dalla legge di revisione della spesa che  devono tutelare  la posizione contrattuale dei dipendenti
.
- In attesa di tali decreti attuativi i dipendenti vivono una fase di sospensione caratterizzata dalla mancata individuazione formale ed univoca di una figura che si assuma la responsabilità dei diversi atti amministrativi durante questa fase di transizione.

- Si vive nella totale incertezza sulla possibilità del mantenimento del posto di lavoro del personale precario, pagato su progetti di ricerca finanziati, e sulle prospettive lavorative del personale di ruolo.

Il nostro lavoro  all’INRAN era un progetto di vita a servizio del Paese che ci auspichiamo di potere in qualche modo continuare a perseguire. Tutto ciò potrà essere garantito solo salvaguardando le  professionalità e le attività di ricerca che hanno fatto conoscere l’INRAN a livello  nazionale e internazionale come referente nel campo degli alimenti e della nutrizione. Oggi siamo costretti ad andare oltre questo progetto di vita e a chiedere che vengano rispettate le regole fondamentali del diritto dei lavoratori, la certezza contrattuale, un adeguato livello di comunicazione formale e non ultimo il diritto allo stipendio. 

Vi chiediamo pertanto di intervenire per far in modo che il Governo e gli Organi preposti  adottino tutte  le iniziative necessarie per risolvere le situazioni illustrate e restituire a noi lavoratori serenità,  certezze e diritti.

27 settembre 2012
RingraziandoVi firmano in calce,
La lettera firmata da 166 unità di personale ex INRAN sede di Roma e ex INCA è 
stata inviata  per email per fax e per raccomandata il 10 ottobre 2012.

lunedì 24 settembre 2012

Lettera al Presidente della Repubblica


INRAN: UNA LAVORATRICE PRECARIA (DA 12 ANNI) SCRIVE...E NOI DIFFONDIAMO!

A Giorgio Napolitano
e Mario Monti

Sono una madre, sono una lavoratrice, sono una cittadina italiana ma sopra ogni cosa sono una persona.
Chiedo quindi il rispetto che è dovuto ad ogni essere umano.

Dal 7 luglio, data della pubblicazione della famosa spending review, l’Istituto di ricerca in cui lavoro da 12 anni è stato soppresso. Da 12 anni lavoro per l’INRAN con un contratto Co.Co.Pro. , già di per se cosa assurda, e il 31 dicembre verrò mandata a casa e, come me, tutti i precari del mio Ente. Non solo, attualmente noi tutti, dipendenti dell’INRAN, sia precari che di ruolo, non riceviamo lo stipendio e non c’è nessuno che abbia avuto la minima decenza di informarci delle motivazioni, dei tempi di attesa, di quale sarà il futuro prossimo. Nessuno sa niente, nessuno è responsabile di niente. Dall’ultimo colloquio che il Ministro del MIPAAF Catania, ministero che vigila sul mio Istituto, ha concesso ai sindacati è emerso che di questa situazione era all’oscuro, che nessuno all’interno del suo ministero aveva la minima idea di cosa stesse succedendo e che cercheranno di trovare qualche soluzione. Nel frattempo io non ricevo lo stipendio, continuo ad andare a lavorare e l’unica certezza che ho è che tra 3 mesi mi ritroverò senza lavoro. Non sono sufficientemente anziana da poter andare in pensione (quale pensione poi, visto che lo Stato italiano non mi ha mai fatto un contratto di lavoro reale ma mi ha sfruttato con il lavoro nero mascherato da contratto) e non sono più giovane da poter essere reinserita nel mondo del lavoro, nonostante la mia esperienza. 

Ma io esisto, esistono i miei diritti, cioè quello di vedermi riconosciuto lo stipendio e di poter lavorare, esistono i miei figli che hanno la strana abitudine di mangiare tutti i giorni.  Il diritto al mio stipendio è un
diritto costituzionale che non mi può essere tolto. Il dovere delle Amministrazioni di rispettare la legge italiana è un dovere al quale non si possono sottrarre. Non sono più disposta a tollerare ulteriormente questo
atteggiamento da parte delle Istituzioni preposte a risolvere il problema. 

Chiedo ed esigo che venga adottata una soluzione immediata che rispetti i miei diritti e sia in linea con la legge italiana. Mi stanno togliendo la salute, mi stanno togliendo il lavoro, mi stanno togliendo lo stipendio. Mi stanno togliendo il rispetto che mi è dovuto come essere umano. E io questo non lo posso proprio tollerare.


Micaela Gadler