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"Se ho potuto vedere più lontano degli altri... è perché sono salito sulle spalle dei giganti".

Isaac Newton




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giovedì 1 maggio 2014

RIFORMA PA: accorpamento 20 EPR e Poli d'eccellenza

La Notizia da Repubblica.it:


Enti. Renzi spiega ancora che verranno aggregati gli "oltre venti enti di ricerca che svolgono funzioni simili, per dare vita a poli di eccellenza". Nel progetto del governo c'è l'intenzione di riorganizzare le Authority, con l'obiettivo di sopprimere la Covip, che vigila i fondi pensione, con le competenze che passeranno a Bankitalia. Aci, Pra e Motorizzazione civile verranno accorpati e le cinque scuole dell'amministrazione diverranno una. Anche per le Sovrintendenze è previsto uno snellimento, mentre le Prefetture verranno ridotte a un massimo di quaranta. Nel complesso, il governo vuole "una riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio: perchè la Ragioneria generale dello Stato deve avere una sede in tutte le province?", ha aggiunto Renzi. Il presidente parla poi di "gestione manageriale del polo museale" italiano come uno degli obiettivi da perseguire e ancora di riorganizzazione delle Capitanerie di porto.

Le Reazioni Ansa.it:


La riorganizzazione degli enti di ricerca annunciata dal presidente del Consiglio è un passo necessario che sarebbe auspicabile fosse fatto con accorpamenti per 'competenze'. E' quanto sostengono i presidenti dei maggiori enti pubblici. C'è apertura, quindi, verso quella che Renzi ha annunciato come "una rivoluzione pazzesca" e che prevede la 'riorganizzazione strategica della ricerca pubblica, aggregando 20 enti che svolgono funzioni simili''. Per il presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), Luigi Nicolais, ''gli enti pubblici hanno bisogno di una riorganizzazione, così come tutto il settore della ricerca pubblica deve essere considerato un comparto a parte''. 

E' comunque difficile, osserva, dare un giudizio globale sulla base di una dichiarazione così sintetica. Ad esempio, bisognerebbe chiarire come potrebbe avvenire l'accorpamento dei 20 enti citati da Renzi, che comprendono i 12 che dipendono dal ministero per l'Istruzione, l'università e la ricerca, più otto che dipendono da almeno altri 6 ministeri, come Agricoltura, Sviluppo economico, Salute, Ambiente. ''Più che ad un accorpamento di tutti e 20 gli enti, che hanno la loro identità e non possono essere messi tutti insieme, penso all'accorpamento di enti vicini per competenze''. Da distinguere dall'accorpamento è poi l'idea di un'Agenzia di finanziamento della ricerca, della quale si è parlato più volte in passato: ''spero che Renzi voglia prendere in considerazione anche questa idea, considerando che i ministeri non hanno la capacità di essere rapidi nelle erogazioni''. 
Anche per il presidente dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), Giovanni Bignami, l'accorpamento dei 20 enti potrebbe essere inteso come ''verificare le contiguità e le sinergie esistenti fra i 20 enti pubblici di ricerca e procedere di conseguenza a degli accorpamenti''. Gli effetti, per Bignami, potrebbero essere ''positivi sia sulla crescita culturale sia sull'operatività, con un evidente risparmio economico e nel rispetto dei lavoratori della ricerca e migliorandone le condizioni''. Apertura anche da parte del presidente dell'Istituto nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, per il quale senza dubbio ''l'attuale sistema ricerca è imperfetto e non si può lasciare così com'è. Vedremo se è possibile perfezionarlo: ci sarà tutto il tempo per discutere un disegno di legge''. 

Noi scriveremo a rivoluzione@governo.it e

 chiederemo un incontro al MINISTRO MADIA.




Le Proposte #RRP


La Ricerca Pubblica italiana ha bisogno di un urgente rilancio complessivo da effettuare nell’ambito di una grande riforma della Governance del Sistema degli EPR, da studiare attentamente e in modo partecipato, che vada oltre misure di “Riordino” troppo spesso risultate fallimentari e inapplicate. Nella speranza di poter contribuire a questo processo, si propongono di seguito alcune soluzioni possibili.

“3 per 3”
OBIETTIVO 3% (/PIL)
PREREQUISITO fondamentale del rilancio della ricerca pubblica  è l’aumento del FO (Fondo Ordinario) per tutti gli EPR: è assolutamente imprescindibile che le Risorse economiche e finanziarie previste per il Sistema della Ricerca siano rese adeguate a coprire i costi e gli investimenti necessari in termini di risorse umane e materiali. Imprescindibile raggiungere il livelli di investimento minimi previsti dall'Europa e superare la diffusa precarietà presente nel comparto. Insieme all’adeguamento delle risorse, raggiungibile grazia ad un cambio di segno della Spesa in Ricerca, che andrebbe annoverata negli investimenti e non nelle spese della PA, si propongono tre azioni contemporanee e parallele:

1. STATUTO SPECIALE EPR
L’istituzione di uno “statuto speciale” per il comparto della RICERCA PUBBLICA rispetto al resto della PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Questo permetterebbe di: sbloccare il Turn Over, modificare i meccanismi di finanziamento e di accesso ai progetti speciali, avviare un processo di sburocratizzazione degli enti, puntare su una maggiore flessibilità degli Epr nel rapportarsi a Università e Imprese. Tale statuto speciale dovrebbe essere la cornice all’interno della quale avviare, anche, un processo di democratizzazione della gestione del “potere” nella Ricerca Pubblica, slegando l’individuazione dei vertici, dei CDA e dei dirigenti da meccanismi gerarchici, di anzianità e politici.

Inoltre, lo sblocco del Turn Over consentirebbe ai precari della ricerca di accedere a stabilizzazioni legate al merito, slegando i dipendenti degli EPR dai vincoli di bilancio che oggi tengono precari 10.000 lavoratori degli EPR. Basterebbe applicare anche in Italia, come in Europa e nel Mondo, la Tenure Track, già prevista dal nostro ordinamento. Infine questo passaggio dovrebbe prevedere lo sblocco, se non il superamento, del meccanismo delle Piante Organiche, assolutamente inadatto ad una programmazione flessibile e complessa come è quella della Ricerca negli EPR. Le Piante Organiche ingessano gli Enti, riducendone la competitività sul piano internazionale, aprendo spazi per sotto-inquadramenti dei lavoratori e impedendo percorsi di carriera legati al merito.
E’ necessario che gli EPR non vengano trattati come Ministeri e venga rispettata la loro natura di produttori di innovazione e ricerca, agevolando l’utilizzo di strumenti di valorizzazione del merito già esistenti come la Tenure-track. E’ assolutamente necessario che l’istituzione di uno “statuto speciale” per il comparto permetta alla ricerca di essere un laboratorio di esperienze e procedure innovative unicamente legate al merito e all'efficienza.

  
2. RIFORMA DELLA GOVERNANCE 
E’ necessario l’avvio di un ampio processo di riforma della Governance del Sistema degli EPR, condiviso da tutti i soggetti coinvolti (vertici degli enti, parti sociali, comunità scientifica, ministeri vigilanti, associazioni di ricercatori) in grado di superare l’attuale differenza di norme e trattamenti fra enti vigilati dal Miur ed enti vigilati da altri Ministeri.
In questo quadro si ritiene assolutamente necessaria l’Adozione SOSTANZIALE e non formale della Carta Europea dei Ricercatori in tutto il Sistema degli EPR ITALIANI,  l’immediata istituzione di un gruppo di lavoro partecipato presso le Commissioni Parlamentari deputate che studi una proposta di riforma della Governance per affrontare il tema della Regia unica senza rischiare ulteriori accentramenti di potere nelle mani del Governo.

E’ necessario superare la frammentazione esistente, il sistema delle vigilanze incrociate e multiple e supportare un ampio processo di coordinamento, integrazione e cooperazione fra enti di ricerca, università, imprese e Ministeri vigilanti, individuando la migliore strategia per una governance unica e/o trasversale di tutti gli enti di ricerca del paese, dotando il sistema di una programmazione pluriennale in grado di sostenere il rilancio, l’innovazione e la crescita del paese.

Rispetto a questo punto è necessario aprire un dibattito serio, che si sta svolgendo anche in Europa, su come superare la distinzione, ormai datata,  fra Ricerca di Base e Ricerca Applicata che vede nel Modello NIS (National Innovation System) la necessità di creare sistemi di innovazione complessi  ed integrati in cui Università, Enti di Ricerca e Imprese concorrano all’innovazione e allo Sviluppo del paese.
Il Modello cosiddetto “a tre gobbe” è stato superato dalla Scienza prima di tutto, l’interdisciplinarietà produce innovazione solo se viene garantita l’autonomia  della Comunità Scientifica. In Francia, in Germania e in Olanda questi temi sono affrontati da anni, nel nostro Paese siamo ancora arroccati su vecchi modelli che non possono funzionare. Gli EPR come l’ISS, l’ISPRA e l’INGV pur dovendo comunicare costantemente fra di loro per la tutela del nostro territorio sono vigilati da tre Ministeri differenti, solo per fare un esempio. 


3. ORGANO DI GARANZIA DELL’AUTONOMIA
l’Istituzione di organi di garanzia e tutela rispetto all'autonomia, la terzietà e l’indipendenza  delle attività di ricerca degli EPR. Tale/i soggetto/i dovranno garantire autonomia e indipendenza scientifica dalla Politica, dal Governo e dai Ministeri vigilanti, i quali, al di là della definizione di indirizzi e priorità strategici, legati all'interesse nazionale e di normative di valutazione che rispettino i criteri della comunità scientifica internazionale, non devono condizionarne le metodologie, le procedure e i risultati;
Si ritiene sia assolutamente necessario l’istituzione (magari transitoria) di un soggetto terzo  in grado di tutelare l’autonomia della ricerca scientifica anche rispetto a “tagli e soppressioni” di enti,  un soggetto istituzionale autonomo e terzo in grado di impedire soppressioni sospette e accorpamenti che potrebbero andare a discapito della società civile, un soggetto terzo rispetto al governo che risponda agli art.9 e 33 della Costituzione.



In sintesi, per il rilancio del Sistema, si propone l’integrazione dei fondi ordinari di tutti gli EPR fino a rendere i bilanci autonomi rispetto a fondi extra-istituzionali, riducendo le aree di precarietà dei collaboratori degli Enti e raggiungendo i parametri europei rispetto all'investimento in Ricerca e Sviluppo.
E parallelamente:

1   1.  L’istituzione di uno “statuto speciale” per il comparto della Ricerca Pubblica rispetto al resto della PA (in termini di contrattazione collettiva e percorsi di carriera).

2   2. L’implementazione di una riforma della  governance di tutti gli EPR che stabilisca pari trattamento di tutti gli EPR rispetto alle politiche pubbliche per il comparto, agli investimenti nazionali ed europei, alle amministrazioni centrali, all'Europa e alle opportunità per i ricercatori, i tecnici e gli amministrativi. E che consenta una programmazione unitaria del comparto.

3 3. L’Istituzione di organi di garanzia e tutela rispetto all'autonomia, la terzietà e l’indipendenza  delle attività di ricerca degli EPR.

QUESTIONI URGENTISSIME

PUNTI D'INTERESSE RISPETTO ALLE PRATICHE E ALLE TENTAZIONI CIRCOLANTI

- E' NECESSARIO mantenere e tutelare il forte e necessario legame fra Ricerca di base, Ricerca applicata e Assistenza Tecnico-scientifica negli EPR, in quest'ottica la Rete Ricerca Pubblica ritiene assolutamente lesive dell'autonomia scientifica delle attività di ricerca qualsivoglia ipotesi di trasformazione in AGENZIE di alcuni enti di ricerca NON vigilati dal MIUR (ISFOL, ISPRA)

- E' NECESSARIO ridiscutere lo strumento del commissariamento negli EPR,limitandone la durata ed evitando che si trasformi in uno strumento di immobilismo per le attività degli enti in cui si è resa necessaria per ragioni esterne alla produzione scientifica.

-E’ necessario prevedere urgentissime misure rispetto alla situazione degli ASSEGNISTI DI RICERCA, che rischiano l’espulsione dopo decenni di lavoro subordinato camuffato a causa della Riforma Gelmini, prevedendo procedure di assorbimento di queste risorse al più presto.

Si segnala l’urgenza massima rispetto a quest’ultimo punto, gli Assegnisti non rientrano nel “bacino” dei Precari degli EPR perché la formula dell’Assegno non corrisponde ad un “contratto di lavoro” ma ad un periodo di formazione. Tale strumento è stato abusato fino a creare eserciti INVISIBILI di precari che rischiano di essere espulsi a breve.




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