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"Se ho potuto vedere più lontano degli altri... è perché sono salito sulle spalle dei giganti".

Isaac Newton




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mercoledì 18 luglio 2012

PD DI ROMA A BERSANI



PERCHÉ IL PD ROMA CHIEDE LO STRALCIO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA DAL DECRETO SULLA SPENDING REVIEW

Caro segretario, vogliamo rappresentarti la nostra profonda preoccupazione per la grave situazione in cui versano le nostre istituzioni scientifiche, università ed enti pubblici di ricerca, che si trovano a subire un ulteriore, forse fatale, colpo con le misure varate nel decreto sulla spending review.
Il combinato disposto dei tagli lineari previsti a carico degli enti pubblici di ricerca (EPR) e degli interventi (blocco del turn over, riduzioni degli organici, ecc.) previsti per tutto il comparto pubblico (quindi applicati anche sull’università e gli EPR), rischiano di portare la situazione di difficoltà, che già oggi affronta il settore della ricerca pubblica, ad un punto di non ritorno.
Nonostante le roboanti dichiarazioni d’intenti, questo paese non mostra una vera attenzione (benevola) nei confronti della ricerca e da troppo ha smesso di investire in questo settore.
Anzi, negli ultimi 15 anni si è assistito ad un lento e costante disinvestimento nella ricerca pubblica: tagli lineari ad enti e università, soppressioni e accorpamenti di EPR, ripetuti e reiterati commissariamenti, riforme e controriforme del comparto e di singoli istituti, ecc.
Tutto ciò ha privato le nostre istituzioni scientifiche di risorse finanziarie, di stabilità (occupazionale e istituzionale), di ruoli e obiettivi chiari e definiti, paralizzato per periodi più o meno lunghi le singole istituzioni scientifiche, compromettendone le capacità produttive e innovative.
Come Partito Democratico di Roma stiamo conducendo una battaglia per la difesa e il rilancio di questo settore, che rappresenta anche uno straordinario patrimonio per la città di Roma, ormai da anni.
Siamo intervenuti, al fianco dei lavoratori del comparto, in occasione dell’”ammazza precari” di Brunetta, contro la legge Gelmini, contro i tagli lineari all’università e la soppressione degli enti pubblici di ricerca di Tremonti. E abbiamo deciso di intervenire, allo stesso modo, nei confronti dei provvedimenti del governo Monti, che ci pare siano orientati alla stessa logica e alla stessa assenza di visione strategica dei governi precedenti.
Non possiamo non continuare a dire, come già abbiamo detto negli anni scorsi, che l’università e la ricerca pubblica hanno bisogno di investimenti, non di tagli.

Non possiamo non dire che è un errore considerare un euro tolto all’università e alla ricerca pubblica come un euro risparmiato. Dovremmo invece chiederci quanti euro perderà il Paese, per quell’euro “risparmiato”.
Non possiamo non dire, con le organizzazioni sindacali di settore (tutte) e con le comunità scientifiche che stiamo incontrando in questi giorni, che soppressioni/accorpamenti non producono nessun risparmio di spesa (come dimostrato dalle relazioni della corte dei conti sulle soppressioni precedenti) e che sono marginali i benefici che derivano dai tagli al bilancio dello Stato, mentre invece mettono a serio rischio la capacità delle istituzioni colpite di continuare a produrre e diffondere conoscenza e ne cancellano la possibilità di attestarsi su livelli di eccellenza.
Non possiamo non dire che il blocco delle assunzioni e il taglio delle dotazioni organiche è miope, sbagliato e priva del futuro l’intero sistema della ricerca pubblica e dell’istruzione universitaria. Le università pubbliche italiane perderanno, per pensionamento, nel prossimo triennio, circa 10.000 docenti. Personale che non potrà essere sostituito, se non in minima parte (max il 20%). E’ evidente che questo dato metterà a serio rischio la didattica e comporterà la chiusura di molte cattedre e insegnamenti.
Per non dire della moltitudine di precari (tra il 20 e il 40 per cento, nei vari enti) che verranno tagliati fuori da qualsiasi possibilità di assorbimento in ruolo, per via della riduzione delle piante organiche.
Non possiamo non dire, come hanno fatto anche i Giovani Democratici, che l’aumento illimitato delle tasse universitarie per i fuori corso (quasi il 34% degli studenti) e il raddoppio per tutti gli altri è un insostenibile attacco al diritto allo studio e una perdita di capitale umano potenziale, inaccettabile per un Paese che già oggi vede un calo delle immatricolazioni del 10%.
Noi non siamo pregiudizialmente contrari ad interventi di risanamento, razionalizzazione, riorganizzazione.
Crediamo, anzi, che ci sia bisogno di affrontare una seria riflessione anche sugli assetti del comparto. Le stesse comunità scientifiche aspettano, da anni, un disegno strategico, che magari riorganizzi e razionalizzi le singole istituzioni e l’intero comparto, ma che finalmente investa nella ricerca pubblica in un’ottica di risanamento, rafforzamento e investimento stabile per il futuro del settore.
Disegno strategico che manca da troppo, anche nel nostro partito.
Ma riteniamo che questo non si possa fare con un decreto di spesa che abbia la logica ragionieristica che ha il decreto varato dal governo Monti. Un es. tra tutti: il taglio maggiore, tra gli enti, viene fatto sull’INFN. Questo perché l’algoritmo utilizzato considera l’incidenza, sul bilancio totale, delle risorse non destinate alle spese di personale. L’INFN era miracolosamente riuscito a conservare un bilancio dove le spese per il personale non superano il 60% (in altri enti le stesse spese coprono l’intero finanziamento o quasi). Per cui, secondo i ragionieri, sull’INFN ci sono più margini per recuperare risorse. Peccato che le risorse che si tagliano sono proprio quelle che servono a finanziare l’acquisto di infrastrutture di ricerca, le missioni dei ricercatori e persino le quote di partecipazione ai progetti internazionali, come quello del CERN che ci ha fatto salire agli onori delle cronache in tutto il mondo per la scoperta del bosone di Higgs.
Per tutte queste ragioni chiediamo lo stralcio dell’università e della ricerca dal decreto sulla spending review. e chiediamo che si apra un confronto con le parti sociali e le comunità scientifiche per arrivare ad una definizione condivisa di un disegno strategico per la ricerca pubblica, che vada nel senso sopra indicato.
E lo chiediamo innanzitutto al nostro partito, quindi a te, segretario. I nostri elettori sono estremamente sfiduciati per l’assenza di una linea chiara e univoca sul destino di questo settore.
L’assenza di un progetto chiaro e definito nel Paese, rende questo comparto una sorta di terra di nessuno, che favorisce l’intraprendenza individuale (nei mesi scorsi, ad es., si sono moltiplicate le iniziative anche di singoli esponenti del PD, con proposte di legge e/o emendamenti volti a trasformare diversi enti pubblici di ricerca in agenzie strumentali), che alimenta il senso di abbandono e incomprensione nei lavoratori del comparto (molti, nostri elettori).
Lo chiediamo perché, come partito territoriale, ci preoccupiamo di difendere gli interessi generali della città che ci candidiamo a rappresentare, e in questa città si concentra la stragrande maggioranza delle istituzioni scientifiche nazionali, inclusa la più grande università d’Europa.
Ma lo chiediamo, ancor di più, perché abbiamo l’ambizione consegnare al Paese una risorsa preziosa e insostituibile: il Partito Democratico. Un partito consapevole, attento, aperto all’ascolto, deciso ed efficace nelle proposte per rispondere alle esigenze dei cittadini. Per questo lavoriamo e per questo ti rappresentiamo le istanze di questo mondo troppo poco ascoltato, finora, anche dal PD.


  
Lucia Zabatta

Marco Miccoli
Responsabile Dipartimento Università
e Ricerca del PD di Roma

Segretario del
Partito Democratico di Roma

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